Giochi d’altri tempi nell’Agro Nocerino
Il ricordo di chi ha trascorso la propria infanzia in un’epoca in cui il gioco era "attività di gruppo", da praticarsi per lo più in strada, documenta attività ludiche che appaiono oggi quasi preistoriche ma che nella semplicità e praticità che le caratterizza, nascondono una potenzialità formativa e di divertimento che probabilmente non trova attualmente eguali!
Ecco un elenco di alcuni dei giochi più praticati quando televisione, playstation, personal computer ed internet non erano neppure un sogno!
‘E Castellucce
Per questo gioco era sufficiente procurarsi delle noci.. Sovrapponendone quattro (tre sotto ed una poggiata sopra), si simulava un castello. Venivano creati più "castelli" e i giocatori, a turno, cercavano di abbatterli lanciando un’altra noce da una distanza prefissata. Chi riusciva nell’intento, prendeva le noci del "castello" abbattuto. Poteva anche stabilirsi che colpendo uno dei "castelli" (ad esempio il primo della fila) si aveva diritto a tutte le noci.
‘O sparo
Si gettavano da lontano otto palline verso una buca scavata nel terreno puntando sul numero pari o dispari di quelle che vi sarebbero finite dentro. Il vincitore della scommessa era anche vincitore del gioco.
‘O strummolo
E’ una trottola di legno scanalato, con punta di ferro, che si lancia con l’ausilio di uno spago, avvolto intorno e poi svolto con rapidità. Dopo averla lanciata, era uso raccoglierla nella mano mentre ruotava, senza farla fermare. Il più abile era chi la lanciava in modo da farla cadere su quella in movimento del compagno, spaccandola a metà.
Scavariello ‘a botta (detto anche piro pirotto)
I giocatori si ripartivano in due squadre. I componenti della prima si disponevano piegati in avanti, in fila, l’uno legato all’altro, mentre quelli della seconda, in ordine, gli saltavano addosso. Se qualcuno dei membri della seconda squadra, dopo il salto, toccava col piede a terra "andava sotto"ed i ruoli si invertivano.
‘O rriò
Si poneva una noce a terra e con la mano se ne poggiava un’altra sopra, verticalmente. Con un colpo di pietra si percuoteva quella superiore. Rompendosi la noce superiore vinceva l’avversario; rompendosi quella di sotto, chi aveva dato il colpo.
Azzeccamuro
Si lanciavano monete o "formelle" verso una parete: vinceva quanto lanciato dagli altri partecipanti, chi riusciva ad avvicinarsi maggiormente ad essa.
Mazza e piv’zo
Consisteva nel lanciare verso il compagno un bastoncino appuntito alle estremità e confitto al suolo(‘o piv’zo), servendosi di una mazza. Con un’altra mazza l’avversario doveva respingere il bastoncino prima di farlo cadere a terra.
‘O Canalone
Si scavava in terra un quadrato di 50-60 cm di lato con nove buche all’interno, disposte in tre file, rendendole poi perfette con una boccia. Poi a turno, dopo aver accordato le scommesse, si tirava una boccia da una distanza prefissata: se essa si fermava in una buca laterale si recuperava la propria posta, se invece finiva in quella centrale si faceva "canalone" e si vinceva tutto.
‘O singo e ‘a campana
Si tracciavano a terra una linea (‘o singo) e, ad una certa distanza, un cerchio (campana). Stando nel cerchio ogni giocatore lanciava la sua "formella" verso la linea per stabilire l’ordine di giocata. Quello che giungeva più vicino con la propria "formella", raccoglieva le altre e, stando in piedi sulla linea, le lanciava verso la campana. Quelle che cadevano all’interno della campana erano sue, quelle all’esterno si cercava, a turno, di spingerle dentro, facendo scattare il pollice da sotto l’indice.
Te foco e t’alliscio (detto anche acchiapparella)
Con un sorteggio iniziale si stabiliva chi dovesse "andare sotto" con l’obiettivo di catturare gli altri partecipanti. Catturato uno dei giocatori si diceva "te foco". Questi poteva essere salvato da un altro con un tocco, pronunciando l’espressione: "t’alliscio".
Sesca se’, tira ‘o pere e sesca
Con un sorteggio iniziale si stabiliva chi dovesse "andare sotto"; gli altri si allineavano tenendosi per mano, e uno di loro teneva la gamba sollevata mentre chi "era sotto" glie la sorreggeva. Quando si gridava "sesca se’, tira ‘o pere e sesca", chi era sotto lasciava cadere la gamba sorretta, e inseguiva gli altri in fuga. Se ne avesse toccato uno, catturatolo, lo prendeva in spalla e lo trasportava alla postazione di gioco, passando sotto un arco formato dagli altri, con le mani alzate e congiunte: dunque il catturato "andava sotto" a sua volta.
La Settimana
Era un gioco riservato alle bambine e ai più piccoli. Si disegnava a terra una "campana" con sette riquadri, o un labirinto a forma di chiocciola (detto maruzzella), che occorreva far percorrere da un piastrella o da un sassolino. Bisognava poi saltellare nei diversi riquadri con un piede, senza poggiare l’altro a terra e badando di non toccare , col piede o con la piastrella, le linee divisorie.
Uno monta ‘a luna (detto anche saltamontone)
Un giocatore si disponeva piegato a metà in avanti, e gli altri lo scavalcavano a turno, recitando una filastrocca e compiendo gesti prestabiliti.
Ecco alcuni versi della filastrocca:
Uno, monta ‘a luna
Ddoje, monta ‘o sole
Tre, monta ‘a figlia d’o rre
Quattro, monta ‘a ‘atta
Cinche, che ‘nce vuò
Seie, raccoglie ‘a formella cu ‘e mmane pe terra (toccando terra con le mani)
Sette, ‘o caucio ‘nculo (dando un calcio nel saltare)
Otto, ‘o punje (dando pugni)
Nove, ‘e cannuole
Diece, pasta e fasule
Unnece, ‘e surece russe
Durece, prumetto
Trirece, t’’o metto (poggiando un fazzoletto sul dorso)
Quattuordece, m’ ’o piglio (riprendendo il fazzoletto)
Quinnece, ‘e tammurrelle
Sirece, votta ‘a mare cu una mano (poggiandosi ad una sola mano)
Diciassette, ‘e sardelle
Diciotto, ‘na cularda
Diciannove, a crapa
Vinte, statte e nun parlà. |