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La memoria di
tutti
concorso
per giovani
dai 6 ai 35 anni
IN COLLABORAZIONE CON
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L'articolo4A Sarno Sara | La foto
Quella che ho tra le mani è una splendida foto di gruppo.
Come l’ho trovata? Adesso ve lo racconto.
In una fredda giornata invernale i miei genitori uscirono per fare compere e mi affidarono a nonna Michela, la mamma della mia mamma. Quando andai lì, la nonna aveva mal di testa e mi chiese di andare a prenderle una medicina nel cassetto della cucina.
Ad un tratto vidi una splendida foto di gruppo: era ingiallita, rotta, sgualcita e con macchie bianche.
Gliela portai e i suoi occhi si illuminarono, le mani le tremarono un poco e sulla bocca le nacque un sorriso. Disse: “Ah, cara nipotina, erano belli i tempi di una volta! Osservando questa foto…quanti ricordi …quanto tempo è passato!
Erano tutte le mie amiche della scuola di ricamo. Eravamo giovani e andavamo alle 7.00 del mattino fino a mezzogiorno per imparare. Nel giorno in cui venne scattata la fotografia stavamo festeggiando nel cortile perché avevamo comprato la macchina per cucire. Infatti uno degli uomini ritratti era il venditore mentre l’altro era il marito della maesta!”
Il suo sguardo si perse nel vuoto; prese un bel respiro e in quell’attimo di silenzio suonò il campanello.
Erano i miei genitori che volevano portarmi via ma io dissi che volevo restare fino a che finiva la storia.
Allora la nonna continuò: “ Dove eravamo rimaste? Ah, si…era l’ultimo giorno di lavoro e stavamo festeggiando nel Palazzo De Simone che ora è diventata la nostra scuola.”
Prese un respiro, chiuse gli occhi e ricominciò a raccontare: “ Un giorno mia madre mi disse di andare a scuola di ricamo così potevo diventare una ricamatrice e guadagnare più soldi. Io risposi di si perché imparare a ricamare era il mio desiderio e corsi subito a iscrivermi.
Lì c’erano tutte le mie amiche di scuola e cominciai a lavorare.
I giorni trascorrevano uguali ma lieti perché mentre eravamo chine sul lavoro ci raccontavamo tante cose, anche i nostri sogni e spesso cantavamo”.
La nonna concluse con un bel sorriso e credo che la sua vita passata sfilò davanti ai suoi occhi.
Tornai a casa con mamma e nella splendida notte pensai a nonna signorina con i suoi momenti di gioia e di tristezza; pensai anche ai sacrifici che aveva fatto.
La immaginai ragazza felice e ricca di semplici speranze e la notte la sognai lì, seduta in quel cortile tra le sue amiche intente a ricamare e a cantare, serena dell’avvenire che l’aspettava.
Cara nonna Michela, ti voglio bene: aiutami a crescere!
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