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La memoria di
tutti
concorso
per giovani
dai 6 ai 35 anni
IN COLLABORAZIONE CON
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L'articolotrebbiatura | La stagione della trebbiatura negli anni Cinquanta
I miei nonni Giuseppina Sabatella e Carmine Priore, mostrandomi le vecchie fotografie, hanno rievocato la stagione della trebbiatura del grano.
Le immagini, scattate nel l955,hanno fermato varie fasi: a Polla i covoni, ovvero le ‘gregne’, venivano portati con i carri dai poderi nel Campo di San Giovanni, dove una trebbiatrice, che funzionava con motore elettrico, li macinava.
Nella prima fotografia si vede nonno Carmine, in alto, intento ad infilare i covoni nella macina. Nella seconda mia nonna è accanto alla sportello pronta a raccogliere nel sacco il grano dorato che il macchinario interno ha separato dalla paglia e dalle pule, ovvero dalla ‘iosca’.
Nella terza, accanto a mia nonna sono i parenti, Francesca Caggiano e Antonio Priore, che l’aiutano. Secondo l’usanza tutta la famiglia era impegnata in questo lavoro con uno scambio reciproco d’aiuto. L’ultima immagine mostra mia nonna davanti alle biche ovvero le ‘casazze’, quei mucchi di covoni che venivano allineati intorno alla trebbiatrice in attesa d’essere macinati.
I miei nonni mi hanno raccontato che quelli erano anni di duro lavoro ma anche di grande fede: sulla trebbiatrice sono visibili le immagini dei santi: S.Antonio, il Cuore di Gesù. Ogni contadino faceva spontaneamente un’offerta di grano, deponendola in appositi sacchi che, a fine giornata i sacrestani provvedevano a svuotare.
Si lavorava però in allegria. A sera tutti quelli che avevano preso parte al lavoro, erano invitati a casa per un’abbondante tavolata.
La nonna preparava per l’occasione i ‘cavatelli’ che condiva col sugo "di pollo imbottito". E poi il vino prodotto con l’uva della loro vigna, rallegrava gli amici e rendeva più gusto se le pietanze .Né mancava una saporita soppressata stagionata a dovere.
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