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La memoria di tutti
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L'articolo

2B Natale Michele  
La mia nonna racconta
Ho intervistato mia nonna Anna che è nata il 1923. Mia nonna ha vissuto una vita molto difficile e spesso racconta di quando era bambina e di come ha trascorso la sua fanciullezza. Parla dei suoi giochi, di come passava il suo tempo libero. Lei è nata appena dopo la prima guerra mondiale e il nostro Paese era molto povero. C’era stata una guerra che aveva distrutto paesi interi e perciò i nostri nonni erano stati costretti ad abbandonare la piccola vita che facevano a Centola e cercare fortuna in altri continenti. Così, il padre di mia nonna andò a lavorare in America nel 1925 in una miniera di zolfo e da quel viaggio non fece più ritorno. Lasciò in paese, moglie e tre figli. A quell’epoca i contatti erano molto difficili, non c’era il telefono e anche il viaggio durava mesi. Gli uomini lasciavano la famiglia e i figli e forse non li avrebbero più visti. Questo è successo anche a mia nonna. Lei infatti non ha nessun ricordo di suo padre, a parte qualche fotografia sbiadita con gli anni. Mia nonna per questo ha iniziato a lavorare molto piccola. Si svegliava all’alba, all’età di 11 anni e andava a raccogliere le olive, a mietere il grano, a piantare i pomodori. Mia nonna dice che quando era piccola c’era Mussolini che comandava l’Italia. Tutto quello che la povera gente produceva doveva essere dato “all’ammasso” e c’erano i Federali che decidevano la quantità di prodotti che doveva restare ai contadini. Il “duce” voleva che le donne dovevano fare molti figli perché servivano per la guerra. Mia nonna non sa scrivere perché le donne delle famiglie povere non potevano andare a scuola perché dovevano lavorare nei campi o crescere i fratelli più piccoli. Invece, mio nonno Raffaele che è nato sempre nel'1923 ha fatto la seconda guerra mondiale. Egli quando era vivo parlava sempre della fame che ha patito durante quei quattro anni di combattimento. Mio nonno, mi ha detto che lui mangiava tutto, non come noi che decidiamo cosa vogliamo. Mio nonno quando andava a scuola portava la divisa e doveva recitare a memoria le poesie che esaltavano il fascismo. I miei nonni hanno sofferto molto ma non parlano mai con dolore dei tempo della loro giovinezza., ne sono orgoglioso. Loro trovavano la felicità nella semplicità e sapevano accontentarsi delle piccole cose. Per loro tutto aveva senso e veniva vissuto fino in fondo, anzi si rammaricano dei giorni nostri perché noi non siamo mai contenti.
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