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La memoria di tutti
concorso per giovani 
dai 6 ai 35 anni

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L'articolo

2B Buongiovanni Anna   
La nonna racconta
Mia nonna è nata nel 1925 e quando le ho chiesto di raccontarmi un po' della sua vita mi ha detto che ai tempi della sua giovinezza c'era tanta miseria, fame e non c'erano le comodità di oggi ma c'era pace e tranquillità. Mi ha raccontato che la sera all'imbrunire lei, le sorelle, la sua nonna e la sua mamma si chiudevano in casa e filavano la lana oppure ricamavano oppure facevano le maglie, le calze o rattoppavano i panni strappati. Mi ha spiegato come si faceva la maglia perché ogni famiglia lavorava la lana delle proprie pecore. A quei tempi nel Cilento ogni famiglia possedeva almeno qualche capra e pecora per il fabbisogno familiare, (per il latte, la lana i capretti). Allora la nonna mi ha detto che il suo babbo legava la pecora e con la forbice la tosava cioè "carusava a pecora”. Dopo tagliata la lana si lavava alla fontana pubblica e poi si asciugava al sole stendendola su un lenzuolo. Dopo asciutta le donne di casa la filavano col “fuoco”. La nonna mi ha detto che vivevano in una sola stanza dove c'era la cucina e i letti. Quando c'erano delle feste si riunivano in un'altra casetta dove c'era una stanza detta “galleria” per la sua forma. A Natale e a Pasqua si festeggiava in casa alternandosi, una volta a casa di uno, una volta a casa di un altro parenti o amici tutti assieme. Mi ha detto che ai suoi tempi si volevano tutti bene ed inoltre c'era rispetto. Mia nonna mi ha detto che quando si è sposata, il pranzo si è fatto a casa della sposa, invitando tutti i parenti, i vicini di casa gli amici. Si cucinava la pasta il capretto, l’insalata la frutta e il vino. Il vestito della sposa era bianco con il velo davanti alla faccia quando si entrava nella chiesa il velo si girava dietro. Lo sposo vestito di nero con la camicia bianca. Mi ha ancora detto che l’unico strumento suonato in chiesa era l’organo. La mia prozia cantava nella chiesa, come prima voce, e, molte volte la chiamavano per cantare l’AVE MARIA ai matrimoni. Nel periodo di guerra quando suonava l’allarme si nascondevano dentro alle grotte. La nonna mi ha raccontato pure che alle figlie femmine dava pochissima libertà rispetto ai figli maschi. I figli maschi lavoravano nei campi, facevano il raccolto, facevano il vino. Tutta la famiglia partecipava alla vendemmia, raccoglieva nelle cesti e si faceva una bella festa perché si cantava e si raccontavano storie e nelle casette di campagne le donne, ad una certa ora cucinavano e mangiavano la pasta asciutta. A quei tempi le persone non andavano a scuola chi, ci andava frequentava le prime classi elementari. Mia nonna ha fatto fino alla terza elementare perché i genitori portavano i figli a lavorare nei campi. I ragazzi collaboravano con i genitori nei lavori più leggeri, come il raccolto, la semina il pascolo degli animali. Mia nonna mi ha detto pure che sebbene la miseria e la fame c’era tanta felicità e serenità perché si era tutti amici e si stava molto assieme.
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