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La memoria di
tutti
concorso
per giovani
dai 6 ai 35 anni
IN COLLABORAZIONE CON
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L'articoloSpera Anna Maria | Titolo
( analisi delle risorse umane di Nocera)
Ho aderito con entusiasmo a questo concorso indetto dalla San Pantaleone ad intavolare uno scambio di idee con il mio nonno Camillo Monfalcone, nato il 22/09/1916, falegname.
In questo momento in cui si avverte più che mai il conflitto generazionale e le incomprensioni acute tra nonni-genitori-figli che talvolta si traducono in tragedie si sente particolarmente il bisogno di reintrecciare questi fondamentali rapporti quanto mai costruttivi. Dedico questa carrellata di ricordi del mio nonno ottantacinquenne a tutti i nonni di Nocera. Molti di essi si ritroveranno in questo racconto.Inizio la mia intervista col chiedergli di quel periodo storico dominato dai “tre totalitarismi”. Mi risponde che la politica russa non ha interessato direttamente l’Italia, mentre il fascismo, ed in seguito il nazismo, sono stati i protagonisti della scena politica tra gli anni 1922-45. Lui era giovane e maturò man mano una coscienza politica. Fu comunque strappato all’infanzia perché in un clima come quello, mi dice, si matura in fretta. Oggi noi siamo fortunati, un paese in pace è l’ideale per garantire l’istruzione e l’armonia, ma per lui fu diverso. Suo padre morì prematuramente. Mi accenna che i suoi parenti erano abili stuccatori e curarono la struttura del Liceo Classico che io frequento, opera di Benito Mussolini, come si evince dal frontone che recita: “Liceo Classico governativo” e dalla forma ad“M”della pianta dell’edificio. La crisi finanziaria scaturita dal I conflitto bellico e la già precaria situazione politica non incoraggiarono una ripresa economica. Gli chiedo ancora, senza approfondirne l’aspetto storico del periodo che trascorse in Libia, delle sensazioni che provò e dell’idea che si fece intorno alla politica espansionistica che il Duce adottò. Risponde che fu in questo stato dell’Africa, precisamente nella città di Tripoli per circa sei anni dal 15 marzo del 1937 al 1942. In un primo momento venne accampato a Tagiura, un paese a 15 Km. Da Tripoli. In seguito venne trasferito nella capitale della Libia dove trascorse quegli anni prima da militare semplice, poi da sergente ed infine da sergente maggiore con le mansioni di caporeparto di una officina reggimentale della caserma che provvedeva alla riparazione di automezzi e strumenti bellici. Il suo pensiero correva sempre alla madre vedova e sola che ansiosa attendeva il suo ritorno e alla patria che aveva dovuto lasciare per imbarcarsi insieme a tanti altri nocerini, alcuni dei quali generosamente offrirono anche la loro vita. Nonostante vi furono alcuni che fuggirono la guerra (e di ciò non mi meraviglio, basti pensare che anche Ulisse, l’eroe omerico finse la pazzia per sottrarsi al duello), Nocera vanta anche tanti eroi. Ricorda il sacrificio del carabiniere Francesco Balestrino, del Capitano Calenda e del soldato Catello Ferreri (decorati al valore militare), ai quali sono state intitolate anche delle strade della cittadina. Altri illustri cittadini che vissero quest’esperienza come lui sono: l’avvocato Antonio Angrisani, il dott. Raffaele Della Casa, l’ingegnere Espedito De Pascale e tanti altri ancora. Con grande orgoglio e soddisfazione ritrovò la sua Nocera, allora fiorente centro commerciale dell’agro, nella fiera di Tripoli (1938-39). Qui esponevano i loro prodotti il confettificio Costabile, l’industria di conserve alimentari Romanella, i pastifici, ricchezza della nostra terra (Gabola) ed alcune fabbriche metalmeccaniche. Per quanto riguarda l’opinione sulla politica espansionistica asserisce che Mussolini non volle attuare una soppressione di quei popoli ma anzi li civilizzò fornendo loro strade, scuole, e opere di irrigazione e bonifica che richiesero sacrifici e partecipazione della popolazione civile dell’Italia che offrì oro, argento e rame alla patria.Leggo sul suo viso nostalgia del tempo passato. Mi spiega che gli artefici della guerra sono i capi di Stato, non i soldati, esecutori di un assurdo volere dei loro superiori. Sorrido ed annuisco. Riaffiora alla mia memoria la poesia “Sant’Ambrogio” di Giuseppe Giusti che esprime lo stesso concetto di fratellanza nei riguardi degli austriaci(e degli stranieri in generale)anche se calato nella realtà del Romanticismo (dominazione austriaca in Italia).
La foto è stata scattata nel 1941 a Tripoli in località Porta Azizia.
Nell’ordine da Sx verso Dx i militari nocerini e non:
1. Monfalcone Camillo
2. Cortellazzo Ettore di Milano
3. Balestrino Francesco
4. Santulli
5. Pagliuca Sabato
6. Milite Antonio
7. Segaletti di Roma
8. Bergamaschi di Milano
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