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La memoria di
tutti
concorso
per giovani
dai 6 ai 35 anni
IN COLLABORAZIONE CON
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L'articolo3E Villano Natascia | Intervista ai nonni
Per quest'intervista ho scelto mia nonna materna Alfonsina nata il 1929 ed ha vissuto durante il periodo della guerra del 1940, sotto la dittatura di Mussolini, quando i soldati stranieri prendevano oro, rame e tutti gli oggetti di valore che trovavano nelle case; catturavano le giovani donne, i giovani si nascondevano onde evitare di essere arruolati mentre i disertori erano uccisi.
Durante la guerra, le persone non avevano a disposizione negozi dove recarsi per fare le varie compere, ma possedevano una tessera per ritirare pane e pasta selezionata, mentre la carne non poteva essere mangiata da tutti, ma chi poteva, la mangiava una volta a settimana; raramente o quasi mai i bambini potevano mangiare la cioccolata, solo con l'arrivo degli americani questi lo potettero fare.
Durante la guerra c'erano vari bombardamenti e le persone si rifugiavano nelle cantine o nei sottoscala, ma chi non riusciva a mettersi in salvo era ferito e molto spesso ucciso.
Il Duce metteva a disposizione delle famiglie numerose cibo, medicinali, vestiti, che erano veri e proprie divise: per le donne, gonne e camice marrone; mentre per gli uomini, pantaloni e camicia nera, che rappresentavano il fascismo.
In quel tempo le case erano sprovviste d'elettricità e acqua corrente ma, le persone, per bere e per le varie esigenze, attingevano ai pozzi comuni; allora non si possedeva alcun elettrodomestico e per questo motivo le varie faccende domestiche erano svolte manualmente.
Le persone trascorrevano le loro giornate lavorando nei campi e verso sera ritornavano a casa, e dopo aver svolto tutte le faccende, mentre i bambini si riunivano vicino al braciere ed ascoltavano i racconti dei loro nonni, le donne tessevano o lavoravano ai ferri.
Quello che ai noi può sembrare una favola, per loro è stata una realtà: in inverno dalle montagne i lupi scendevano fino in paese e per tutta la notte gironzolavano per le varie strade, e per le persone era impossibile uscire fino all'alba, quando questi ritornavano nelle loro tane sui monti.
Al tempo di mia nonna era solito, durante il periodo della vendemmia (fine settembre, inizio ottobre), nelle piazze del paese, si svolgeva "La festa dell'uva", organizzata dalla Confederazione Nazionale Fascista del Commercio, che consisteva nel realizzare la composizione più bella fatta con i grappoli d'uva.
Uno dei vincitori di questa festa, nel 1932, è stato il mio bisnonno paterno, Vincenzo Giannotta, che ricevette il diploma di benemerenza di primo grado e la medaglia d'argento come migliore realizzatore.
Il 30 agosto, invece, si festeggiava e si festeggia ancora la festa dell'Immacolata, durante la quale si allestiva il carro d'Ezechiele, rivestito con stoffa e vari ornamenti, e sopra è posta la statua della Madonna ed ai suoi piedi quelle degli animali, che rappresentano i quattro simboli degli evangelisti.
Successivamente erano fatti salire sopra i bambini del paese, vestiti con stesso colore del manto della Madonna e alla fine il carro, spinto dai fedeli, era portato per tutte le strade del paese.
Secondo mia nonna la festa di un tempo era molto diversa da quella d'oggi, poiché prima le persone erano più devote e unite alle tradizioni religiose; mentre oggi la processione sembra una baraonda, in quanto non vi è più quella fede cristiana di una volta.
Nel periodo di Carnevale i bambini si travestivano con semplici abiti, cuciti dalle loro madri, ma in ogni modo si divertivano moltissimo.
Durante questa giornata sfilavano i diversi carri e vi era un gruppo d'anziani, denominati "O' ndreccio", che ballava varie danze folclorice.
Il giorno seguente, le Sacre ceneri, si soleva costruire un fantoccio vestito di nero, che rappresentava la vedova di Carnevale, e dietro era posta una patata con sette piume di gallina, che successivamente erano tolte una ogni sette giorni, e alla fine della Quaresima, era incendiata nella piazza del paese.
Nel giorno di Pasqua i bambini, anziché ricevere l'uovo di cioccolata, era dato del pane casereccio con un uovo sodo al centro, detto casatiello.
Alle porte dei fornai era posto alcuni pezzi di pane a forma rotondeggiante decorati con trecce dello stesso impasto, e con sopra ornati con bandierine, formate da carta e canne; i bambini, posti di innanzi alle porte di questi, facevano a gara per riceverne una.
Nel mio paese, a Via Roma, sorge la Villa Ravaschieri, dove sono custodite le salme dei duchi, che governavano nel diciannovesimo secolo, e al tempo di mia nonna, la domenica i bambini insieme ai genitori andavano nella cappella ad ascoltare la Santa messa.
Ora tutte le loro proprietà sono state devolute al comune e nella villa sono svolte manifestazioni culturali, concerti e matrimoni.
Infine nel fare quest'intervista a mia nonna mi sono resa conto che col passere degli anni sono cambiate molto le tradizioni di una volta; infatti: se prima si viveva nella miseria e si lavorava molto, oggi, anche se abbiamo tutto ciò che ci serve e viviamo nel lusso, non siamo mai contenti di niente.
Io però penso che anche, se le persone di prima non avevano il necessario per vivere, era felici, perché aspettavano una data ricorrenza per festeggiare, mentre ora sembra che le persone festeggiano spesso e sono la maggior parte molto stressate e infelici
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