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L'articolo

2C Pescanoce Emilia  
Una vita, un secolo da ricordare
Mia nonna Emilia ha oggi ottantatre anni e molto spesso mi racconta episodi della vita del mio bisnonno Rosario,suo padre,nato nell’ultimo decennio dell’ ‘800. Quelli che più spesso affiorano alla sua mente sono ricordi legati alla guerra,la prima e la seconda guerra mondiale,che il mio bisnonno ha vissuto in prima persona.Ha combattuto in Africa dove,in seguito ad una sconfitta subita dagli italiani,insieme ad alcuni suoi compagni di sventura si trovò costretto a fuggire per giorni.Una notte,stremati dalla fatica,dal timore di essere catturati,affamati e soprattutto assetati,mentre,per non essere scoperti da pattuglie nemiche,strisciavano sul terreno,si imbatterono in uno strato di terra umida.Pensando di essere capitati in un fiumiciattolo,cominciarono a bere avidamente.La mattina seguente al loro risveglio,si resero conto che si trovavano in un lago di sangue e quello che avevano bevuto non era acqua,ma il sangue fuoriuscito dai corpi di tanti soldati uccisi che giacevano intorno a loro.Ringraziarono quegli uomini che avevano dato la loro vita per la patria perché era solo grazie al loro sangue che erano sopravvissuti. Il mio bisnonno,che poi è divenuto generale,fu poi anche ferito ad una gamba nell’ultimo anno di guerra.Furono i tedeschi,ormai divenuti i nemici da combattere,a colpirlo.Benchè ferito,riuscì a trascinarsi fino al luogo dove dovevano essere tutti i suoi compagni,ma non trovò nessuno di loro in vita. Finalmente la guerra ebbe fine,ma la vita non fu generosa con lui,perché al suo ritorno a casa ebbe la notizia che la moglie era morta di cirrosi.Furono anni duri in cui si accavallarono ai tristi ricordi della guerra,il racconto drammatico della realtà vissuta dai suoi cari durante gli anni di guerra.La sorella aveva subito un furto in casa da parte dei tedeschi,che,entrati con prepotenza in casa,avevano razziato tutto quello che avevano trovato,ma lei era riuscita a salvare tutti gli ori che aveva nascondendoli nelle fasce del figlio nato da poco.Il mio bisnonno venne anche a sapere che tutti i civili dovevano rispettare il coprifuoco,per alle 19,00 nessuno poteva circolare per le strade e nessuna luce poteva rimanere accesa nelle case.Chi contravveniva a queste disposizioni veniva severamente punito. La vita non era facile neanche dopo la guerra;infatti,il fratello del mio bisnonno fu costretto ad emigrare.Andò in Venezuela dove ancora oggi vive.Il mio bisnonno Rosario,invece,dopo qualche anno si è risposato e da questo secondo matrimonio è nato anche un figlio. Mio nonno Tommaso,invece,nato nel 1914,ha vissuto l’esperienza della guerra in tutt’altro modo;infatti,è stato fatto prigioniero e deportato in Germania dove è stato messo,però,a lavorare i campi.Per il suo comportamento è stato preso in simpatia dai tedeschi.Così,quando è finita la guerra e gli americani sono andati a liberarli,è stato indeciso se tornare a casa o rimanere in Germania dove i tedeschi lo avevano trattato bene e dove non gli era mai mancato nulla.Poi,però,è ritornato a Sarno per riabbracciare sua moglie Emilia,mia nonna,e non è più ripartito. Mio nonno Tommaso nel paese veniva chiamato “Focolaio” perché era l’unico ad avere in casa un caminetto.Tutti i compaesani,al suo ritorno dalla guerra,si riunivano in casa sua,proprio attorno al caminetto,per ascoltare le vicende della guerra.Proprio come ha fatto mia nonna Emilia.
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