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La memoria di
tutti
concorso
per giovani
dai 6 ai 35 anni
IN COLLABORAZIONE CON
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L'articolo2C Faiella Anna Floriana | E' difficile dimenticare
Mio nonno Vincenzo ha partecipato all’ultima guerra mondiale,era nei reparti corazzati di stanza in Albania,Grecia e Montenegro.Mio nonno era sottufficiale e addetto ai carrarmati.In guerra,sia il nonno che i suoi commilitoni ,dormivano nei carrarmato o nelle tende anche in più di dieci.Il nonno è stato anche ferito ad un dito della mano e ha avuto un congelamento ai piedi a causa del freddo.Ma,non è questo il ricordo più drammatico della guerra che lui ha.Anche se non volentieri,perché ancora oggi,a distanza di tanti anni,non riesce a perdonarsi,mi ha raccontato la drammatica esperienza che ha vissuto in Albania.Mentre stava scortando,con dei carrarmati,dei generali provenienti dalla Bulgaria,nelle vicinanze di Tirana si imbattè in un gruppo di civili albanesi che stavano recandosi al mercato trascinandosi dietro alcuni asini.Improvvisamente un ragazzo albanese,per fare l’eroe,ostacolò il passaggio al carrarmato in cui era il nonno mettendosi al centro della strada.Mio nonno non ebbe il tempo di fermare quell’enorme cumulo di ferro e,senza volerlo,investì il ragazzo che aveva solo quindici anni.Tutta la gente che si stava recando al mercato assalì il blindato e ostacolò il suo cammino gridando ingiurie.I soldati furono costretti a sparare dei colpi per farli disperdere e per poter proseguire il viaggio.Mio nonno rimase sconvolto dall’accaduto:aveva ucciso un ragazzo.Non voleva accettare il fatto che era stato il ragazzo a volere la morte.E’ stato male per molto tempo e alla fine della guerra,dopo molte ricerche,è risalito alla famiglia del ragazzo albanese e,anche se la morte di un figlio non ha prezzo,ha risarcito economicamente il danno ai suoi genitori.
Il nonno nel penultimo anno di guerra fu catturato dai tedeschi che lo fecero lavorare per due anni nelle loro fabbriche in Germania.Molti altri uomini,come lui,furono costretti a lavorare per il nemico.Questa vita non fu meno dura di quella vissuta al fronte.Non veniva dato loro cibo sufficiente,le condizioni igieniche erano pessime,durissimi i turni di lavoro.
Ma la guerra non si combatte solo stando al fronte.Questo me lo ha fatto capire mia nonna Anna con i suoi nitidi ricordi del periodo in cui si svolse la seconda guerra mondiale.In questi anni anche Roccapiemonte fu colpita da bombe e invasa da soldati tedeschi.Mia nonna ,che all’epoca era una giovane donna,ricorda che una mattina,verso mezzogiorno,si sentì un boato molto forte:era caduta una bomba sulla sua casa.Mia nonna,insieme alla sua famiglia,spaventata si rifugiò in una cantina dei vicini,dove stette per molto tempo.Quando tutto sembrava ormai tranquillo,mia nonna insieme alla madre rientrò in casa per prendere dei viveri;quando uscirono si trovarono nel bel mezzo di un attacco aereo e mia nonna fu colpita da una scheggia che le ferì un piede.Tornarono nuovamente in quella cantina dei vicini,poi si rifugiarono in una cantina di una macelleria dove c’erano più o meno trenta persone in uno spazio piccolissimo.Le strade di Roccapiemonte erano invase dai tedeschi che di giorno gironzolavano per il paese e di notte dai loro aerei sganciavano bombe che distruggevano case e palazzi che si trovavano nel raggio di molti chilometri.Il paese uscì dalla guerra con un bilancio pesante:quaranta morti e quattro palazzi distrutti.Con l’arrivo degli americani il paese tirò un sospiro di sollievo e fu in festa.Tutti applaudivano contenti i loro eroi che passavano sui carrarmati.
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