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La memoria di
tutti
concorso
per giovani
dai 6 ai 35 anni
IN COLLABORAZIONE CON
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L'articolo2E Sarno Denise | I nonni, che patrimonio! La nonna racconta…
“Quando avevo la tua età vivevo a Salerno con i miei genitori ed un fratello più grande di 3 anni, frequentavo l’Istituto Magistrale ed avevo pochi ma veri amici. La vita scorreva piacevolmente, andavo al cinema accompagnata da mio padre, e a volte anche al teatro Verdi a vedere qualche opera. Mio padre era un grande appassionato di musica lirica. Tutto andava per il meglio ma, un brutto giorno, perdetti mio padre e da allora cominciò un periodo nero per tutta la famiglia.”
A questo punto la nonna interrompe il racconto presa dall’emozione ed io, curiosa di sapere, la invito a proseguire. Lei allora:
“…eravamo nel 1940 e, nel mese di giugno scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Ricordo ancora quando tutti insieme ascoltammo alla radio la voce di Mussolini che annunciava, a tutto il popolo, l’entrata in guerra dell’Italia insieme alla Germania contro gli inglesi e gli americani. A questa notizia ci guardammo sgomenti e scoppiammo in lacrime. Fummo costretti a trasferirci a Fimiani di Castel S.Giorgio, dove, ospitati dal nonno materno, cominciò la nostra vita di sfollati che durò cinque lunghi anni. Durante questo periodo successe di tutto: dalla mancanza di cibo, di vestiario, scarpe (che costruivo intrecciando foglie di pannocchie), alle continue fughe nei rifugi per ripararci dai cannoneggiamenti (nelle cantine, oscure e umide, c’era un silenzio assoluto rotto solo dai sibili dei proiettili dei cannoni e dal fragore degli scoppi, per fortuna lontani).
Alla fine di questo periodo dovemmo vivere nascosti poiché i tedeschi da alleati si trasformarono in nemici e durante la loro ritirata catturavano e deportavano uomini, donne, ragazzi e ragazze.
Per noi sembrava quasi un gioco ma, dopo la conclusione della guerra, siamo venuti a conoscenza dei campi di concentramento e dello sterminio di milioni di persone per colpa dei nazisti.
Io ho vissuto questo periodo tremendo, data la giovane età e l’inesperienza, quasi spensieratamente perché, nel buio delle cantine, s’intrecciavano amicizie ed i primi innamoramenti. Inoltre trascorrevo gran parte della giornata lavorando a maglia con la lana tirata fuori dai materassi e filata con un arcolaio costruito da un falegname o usando dei gomitoli di spago.
Tutto questo oggi può sembrare esagerato e fantastico ma, nelle condizioni economiche e politiche in cui ho vissuto, mi ritengo molto fortunata nell’essere qui a raccontarti alcuni momenti della mia giovinezza e mi rattrista tanto sapere che numerose , forse troppe, ragazzine come te non hanno un nonno o una nonna che possano raccontare loro dei tempi passati.”
Il racconto si ferma, noto gli occhi della nonna inumiditi dalle lacrime.
Nonna, ti ringrazio! Dal tuo racconto ho capito che la vita fino ad oggi mi ha dato molto, anzi di più.
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