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La memoria di tutti
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L'articolo

2C Amabile Federico  
Il passato che non ho vissutoTitolo
Mio nonno si chiama Pasquale Ingenito,è nato a Roccapiemonte il sei aprile del 1922.E’ stato arruolato il tre gennaio del 1942 ed,a venti anni,è stato mandato a Caserta al 32° fanteria dove è stato addestrato per il fronte.Il nonno,insieme a tanti altri giiovani,è partito nell’aprile di quello stesso anno diretto verso il Montenegro e la Serbia.Il nonno e i suoi commilitoni facevano parte della divisione “Venezia” che si trovava a Belgrado.Il rancio consisteva in pastasciutta,pasta e fagioli o minestrone,a volte pasta e patate:Il suo battaglione è stato fortunato perché non ha mai partecipato a un’azione di guerra,mentre il 1° e 3° battaglione partecipò a una battaglia sui monti del Montenegro e i giovani soldati furono decimati.Quando nel 1943 l’Italia firmò l’armistizio,il suo battaglione fu deportato in Germania.Tutto il suo battaglione percorse a piedi da Tirana fino ad arrivare in Bulgaria,dove un treno li portò in undici giorni a destinazione:Per due anni ha lavorato lì in una fabbrica di sellini per biciclette.Il cibo che veniva loro dato consisteva in rape,farina cotta,barbabietole e patate.Durante la prigionia in Germania i deportati,comemio nonno,erano alloggiati in baracche;in ogni baracca erano messe 30-40 e a volte 50 persone.Erano controllati da soldati tedeschi più anziani.Mio nonno mi ha raccontato che durante la prigionia si infortunò ad una mano lavorando ai macchinari della fabbrica e fu tenuto un mese nella baracca senza essere curato.Ogni tanto sentivano il rombo di bimotori americani che sorvolavano la zona e andavano a bombardare la città vicina.La speranza che le sorti della guerra fossero cambiate era l’unica speranza che dava loro il coraggio di continuare a lottare.Le loro speranze non andarono deluse.Dopo quattro mesi dall’arrivo degli americani in Germania,furono liberati e a mano a mano spediti in Italia.Il ritorno fu avventuroso perché a Ferrara il ponte sul Po era pericolante. Mentre il nonno viveva tanto duramente quei lunghi anni di guerra,a Castelluccio,paese dove viveva la mia nonna materna,in quegli anni c’era la fame.Però ,la famiglia di mia nonna possedeva alcuni terreni che venivano coltivati dagli stessi componenti della famiglia,e così vi era il cibo assicurato.Il papà di mia nonna commerciava in carni, per cui alla sua famiglia,fortunatamente,questo alimento non mancava.Tuttavia,mia nonna,malgrado non avesse dovuto subire le gravi privazioni per mancanza di cibo,ha vissuto la tragica realtà della guerra.Mia nonna mi ha raccontato che alle spalle della sua casa vi era una parete rocciosa nella quale c’era una grotta dove si rifugiava con la famiglia durante i bombardamenti.All’epoca mia nonna era solo una ragazza,ma ancora oggi ricorda, come se fosse accaduto in quell’istante,di aver visto una casa centrata dalle bombe e le persone, che erano state colpite,giacere ammassate su di un calesse su cui le avevano riposti i compaesani in attesa di seppellirli.La nonna,quando si recava in campagma a lavorare e a raccogliere i prodotti dell’orto,veniva fermata dai tedeschi,che controllavano quello che aveva e qualche volta assaggiavano i frutti.Mentre il nonno era in guerra la sua famiglia viveva del lavoro che svolgevano le donne,perché le sue sorelle filavano e tessevano al telaio,producevano calze di lana che vendevano.Un’altra sorella,invece,commerciava di contrabbando la farina di mais e olio in cambio di altri prodotti.In paese solo loro avevano la riserva di pane duro e ogni tanto qualcuno li derubava.
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