FRANCESCA CARUSO , NATA A PALERMO
IL 30-7-1920
Economicamente stavamo bene, perchè mio padre aveva un’impresa di trasporti di tabacco. Avevamo la donna delle pulizie. Non ci mancava niente. Per viaggiare chiamavamo la carrozza. Indossavo abiti di pura seta e lana, per ogni vestito avevo un cappello, una borsetta e un paio di scarpe, a volte di pelle di lucertola, a volte di camoscio. Quando ero bambina giocavo con dei cerchi che si lanciavano in aria e si prendevano con le bacchette o con i tamburelli o con la corda o con le bambole di cartapesta con il viso di porcellana. Ho frequentato la scuola fino alla quinta elementare, perchè ho seguito per l’Italia mia zia che viaggiava sempre, perchè lo zio era maresciallo di Marina. Quando ero ragazzina mi piaceva molto ricamare. Abitavo in un grande appartamento di sei stanze, una cucina grandissima, due camerini molto grandi e un bel bagno. Non c’era inquinamento e c’era una buona qualità della vita, infatti Mussolini aveva fatto sparire delinquenza e malavita. In famiglia mi viziavano molto, perchè ero l’ìunica figlia femmina. Prima di me c’era mio fratello, figlio di mio padre e di un’altra donna che era morta, poi io e altri due fratelli. In famiglia ci davamo del tu. Il cibo era genuino rispetto a quello di oggi. Le malattie mortali erano il tifo, la polmonite, la tubercolosi, la difterite, l’appendicite.
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