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La memoria di tutti
concorso per giovani 
dai 6 ai 35 anni

IN COLLABORAZIONE CON

 

L'articolo

Coppola Monica  

RAFFAELE POLVERINO, NATO A CAVA DEI TIRRENI

E VISSUTO TRA NAPOLI E SALERNO

 

Ne 1940, quando avevo circa nove anni, scoppiò la seconda guerra mondiale. Mi ricordo l’evento con molta chiarezza: a mezzogiorno, in tutte le città d’Italia risuonarono tre colpi di cannone per annunciare che si erano aperte ufficialmente le ostilità fra Italia, Germania, Giappone e Inghilterra. Per tutta la durata della guerra la vita era segnata da molte privazioni , non c’era alcun divertimento e la sera, quando si faceva buio, c’era il coprifuoco e si era obbligati a stare in casa. A causa della carestia mancavano molti prodotti e non si riusciva a trovare nei negozi gli alimenti, per cui bisognava fare ricorso al mercato nero. Le città erano prive di mezzi di trasporto e, dovendo spostarsi, bisognava andare a piedi oppure farsi trasportare dai camion o addirittura dai carretti. I treni funzionavano, ma erano molto affollati e i viaggiatori erano costretti a viaggiare in carri bestiame. I capi di abbigliamento che si riusciva a trovare costavano molto cari, c’era poca scelta e la qualità era scadente. Si indossavano sempre gli stessi abiti e spesso bisognava rattopparli, perchè non se ne potevano acquistare altri. Non c’erano tempo e occasioni per divertirsi e solo i bambini più fortunati giocavano a "nascondino" o a "mosca cieca". Tutti i giorni si avevano notizie di morti provocate dalla guerra sia tra i militari sia tra i civili, quindi lo stato d’animo non poteva essere allegro. Le abitazioni erano povere, gli ambienti cupi e tetri, i lavori, quando si trovavano erano umili e modesti, quasi esclusivamente manuali. A scuola si faceva quel che si poteva, i programmi venivano svolti in modo approssimativo e capitava di dover lasciare le aule per correre nei rifugi fino alla sospensione di tutte le attività scolastiche, quando la guerra si fece più dura. Le condizioni di lavoro erano precarie e per questo motivo gli incidenti erano frequenti, ma i figli rispettavano molto i genitori, non discutevano quello che loro dicevano e le famiglie erano più unite.

 

 

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