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L'articolo

A.N.D. Associazione Nazionale Docenti  
www.associazionedocenti.it/

Associazione Nazionale Docenti

Chi siamo

L’Associazione Nazionale Docenti:
    1. Rappresenta e tutela sul piano professionale, sindacale e culturale, i docenti della scuola italiana di ogni ordine e grado e dell’università;
    2. Difende la libertà e la laicità dell’insegnamento anche attraverso la promozione del confronto dei diversi orientamenti politici e culturali;
    3. Contribuisce ad affermare la dimensione europea dell’istruzione, anche promovendo la partecipazione ad altre similari realtà associative internazionali, favorendo lo scambio di idee ed esperienze ed il confronto tra i diversi modelli organizzativi;
    4. Promuove l’organizzazione di iniziative volte ad estendere le conoscenze professionali degli associati ed a favorire il perfezionamento tecnico-professionale e culturale;
    5. Tutela gli interessi etico-morali, professionali, giuridico-normativi ed economici, singoli e collettivi degli associati, attraverso l’organizzazione delle iniziative sindacali, culturali e assistenziali.
L’Associazione Nazionale Docenti nasce nel giugno del 1998. Aperta alla partecipazione dei docenti della scuola italiana di ogni ordine e grado e dell’università, rappresenta la grande novità nel panorama organizzativo dei docenti italiani.
Il modello organizzativo investe la sfera professionale e sindacale ed è molto simile a quello delle associazioni professionali d’oltralpe.
La sua ragion d’essere deriva dalla valutazione di alcuni fattori.
Il primo scaturisce dalla crisi di rappresentanza che interessa la categoria: il numero degli iscritti ai sindacati tradizionali ha subito negli ultimi anni un vero e proprio crollo. Oggi, poco più di un terzo dei dipendenti della Pubblica Istruzione è iscritto ad un sindacato, in valori assoluti solo 378.669 su 1.031.122. E’ una percentuale tra le più basse in Europa e segna a caratteri cubitali la sfiducia verso i sindacati tradizionali. Il dato è inequivocabile: il 70% non si riconosce in essi! L’esigua percentuale di rappresentanza, nondimeno, non impedisce loro di agire in nome e per conto dell’intera categoria e di firmare contratti che, avendo efficacia erga omnes, sanciscono diritti e obblighi per oltre un milione di persone.
Un secondo fattore oggetto di valutazione riguarda la crisi che interessa la scuola e più specificamente la condizione dei docenti italiani. Alcune cause di questa crisi sono, senz’altro, da rinvenire in una politica che ha perseguito l’aspetto quantitativo anziché qualitativo, che ha sostituito l’anzianità al merito, livellando stipendi e competenze verso il basso, verso l’appiattimento totale.
Le conseguenze non potevano che essere nefaste sulla categoria docente, la quale ha conosciuto una progressiva perdita di autorevolezza e di considerazione sociale. L’immagine autorevole che di essa si è avuta nell’Ottocento e fino alla metà di questo secolo è stata progressivamente relegata nell’oblio.
Un terzo fattore deriva dalle riforme in atto, che rappresentano l’onda lunga di un processo riformatore, che investe l’intero sistema, e che, pur negando ancora il riconoscimento della professionalità docente, esprimono e delineano un assetto del tutto nuovo dell’istruzione e delle politiche formative in genere. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che le riforme che oggi interessano la scuola sono state mosse dall’esigenza prioritaria di riqualificazione della spesa. Negli ultimi anni il rapporto spesa per istruzione e formazione è passato dal 5,3% del 1990 al 4,5% del 1998. Altro che centralità della scuola!
L’analisi di questi fattori e il nuovo contesto, molto diverso dal passato, apre lo spazio per un’azione forte di promozione di una nuova condizione del docente nella scuola italiana, per la conquista di un nuovo status professionale, di una nuova dignità sociale ed economica, in linea con le condizioni degli altri Paesi Europei.
La conquista di questa nuova condizione impone l’attivazione di un processo che passa attraverso tre momenti essenziali, che non sono tra loro separati, né sequenziali, ma interagenti:
1) Il momento culturale e sociale;
2) Il momento progettuale;
3) Il momento organizzativo.
Il primo momento, quello culturale e sociale, deve significare l’acquisizione della consapevolezza della propria condizione che può e deve essere cambiata. E’ allora necessario avviare un processo culturale che modifichi il modo di intendere il proprio ruolo e sviluppi attitudini e mentalità professionali.
Il secondo momento, quello progettuale, ruota attorno alla costruzione di un nuovo status professionale del docente che lo sleghi dall’omologazione impiegatizia e lo connoti con i tratti che sono tipici di ogni professione, quali:
l’autonomia della funzione, la non dipendenza, l’autoregolazione;
la responsabilità e la deontologia professionale.
E’ allora necessario dare alla categoria un codice deontologico. Un codice etico che rappresenti una sorta di carta costituzionale della professione, cui ispirarsi per i contenuti contrattuali, cui rifarsi per la gestione della categoria quale insieme di professionisti. Un codice etico sottoposto all’approvazione della stessa categoria, alla quale deve essere demandata l’applicazione e la gestione.
Il terzo momento, quello organizzativo, è rappresentato dalla consapevolezza della necessità di attivare strategie organizzative di ampio raggio. In tal senso, la forma dell’associazione professionale rappresenta lo strumento più appropriato per indurre lo Stato e le altre forze sociali a riconoscere il giusto peso funzionale che la categoria dei docenti ha nella società.
A questo nuovo status, naturalmente, dovrà corrispondere anche una retribuzione diversa, in linea con quelle dei colleghi d’oltralpe. I docenti italiani percepiscono gli stipendi più bassi di tutti i paesi industrializzati, persino più bassi degli stipendi percepiti dai colleghi del Taiwan.
Su queste premesse è nata l’AND.
Oggi l’Associazione è fortemente impegnata nel promuovere nelle diverse province dello stivale le Sezioni Provinciali previste dallo Statuto. L’obiettivo è di creare una grande rete di presenza tale da consentire la rappresentanza della categoria nelle diverse sedi.
La strategia organizzativa messa in atto dall’AND ha trovato conferma e adesioni nel convegno nazionale promosso dalla stessa AND, tenutosi nel mese di gennaio 1999, sul tema "L’associazionismo professionale nella scuola dell’autonomia".
Il convegno, che ha registrato una numerosa partecipazione di docenti ed in cui hanno tenuto relazioni qualificati rappresentanti del mondo universitario e scolastico, esponenti nazionali delle varie associazioni disciplinari, sindacalisti, politici e rappresentanti delle istituzioni, è servito anche a fare il punto sulla condizione del docente in Italia e a confermare la necessità di una diversa rappresentanza della categoria più vicina a quelle realtà ove il docente gode di una indiscussa dignità professionale e sociale.
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