Strutture e medici all'avanguardia nel centro oncologico
taormina
DANIELA ACCURSO
"Vuole venire a lavorare qui?". Così un giorno, un giovane medico, Enrico Di Maggio, radiologo, si è visto recapitare l'invito a lavorare presso l'ospedale San Vincenzo di Taormina. Come lui tanti altri suoi colleghi che si sono trasferiti da una parte all'altra dell'Italia in una piccola realtà ospedaliera per assecondare il progetto ambizioso del suo manager, Francesco Poli: fare divenire il nosocomio il punto di riferimento oncologico non solo per la Sicilia, ma per il bacino del Mediterraneo. Ce la farà questo direttore generale della Ausl 5 a lanciare un modello sanitario all'americana con medici bravi e motivati, apparecchiature all'avanguardia, struttura moderna e piena di confort? I presupposti ci sono tutti.
Era il 1997 quando una volta insediato, Poli ha cominciato ad accarezzare il suo sogno: lanciare l'ospedale nell'orbita della "buona sanità". E così una ruspa ha spazzato via laboratori troppo fatiscenti, servizi di lavanderia cadenti, spazi destinati alla diagnostica troppo angusti. A poco a poco alla struttura, sei piani per 250 posti letto, dieci divisioni, tra quelle mediche e quelle chirurgiche, è stato rifatto il look. Prima il prospetto, tutto rosa, poi l'interno, dove ogni divisione, ogni servizio ha un unico colore, dove ad ogni stanza della corsia è assegnato un bagno, e le camere sono tutte dotate di televisori con cuffia e telefoni su ogni comodino. La mano di un architetto ha disegnato percorsi obbligati e accessi separati per pazienti e utenti esterni. Niente attese tra chi è in pigiama e chi, invece, sosta in ospedale temporaneamente per sottoporsi ad un esame. E non è poco. In questo ospedale dove le sale d'attesa sono abbellite da vasi con i fiori sempre freschi e ad ogni ingresso in reparto piante alte un metro danno un tocco di eleganza ad un luogo che non deve essere solo di sofferenza, non esistono cartelle cliniche. "Tutto in rete", ci spiega Di Maggio, aiuto del dottore Magnano di San Lio, primario del dipartimento di immagini. E conferma Vincenzo Panebianco, primario chirurgo oncologo, che aggiunge: "Sì, è vero il dipartimento di oncologia, che comprende una serie di branche e che si occupa della diagnostica e del trattamento dei pazienti, è la punta di diamante di questo ospedale".
Al San Vincenzo i pazienti arrivano da tutta la Sicilia, ma anche dalla Calabria. L'età media dei medici è 40 anni, tutti provengono da realtà sanitarie all'avanguardia. Questo staff di medici in prima linea ha messo in piedi una programmazione mensile battezzata "Le giornate taorminesi di radiologia." L'attività dell'ospedale, quindi, si snoda su più fronti: all'interno delle divisioni e all'esterno. Nel reparto diretto da Panebianco è stata superata la media nazionale (che si attesta sui 700 interventi) relativa all'obiettivo di produzione: a fronte di 20 posti letto sono state effettuate 2 mila operazioni chirurgiche. Nel dipartimento di immagini, il servizio che lavora con l'utenza esterna, si arriva con la ricetta del medico di base e si prenotano esami che in quasi tutti gli ospedali siciliani richiedono il ricovero, come la Tac e la risonanza magnetica. Il manager continua a guardare in avanti. "Oggi – dice Poli - il polo oncologico deve avvalersi di tre branche: le chemioterapia, il cui servizio si inaugurerà a giorni, la chirurgia, pienamente operativa, e la radioterapia, i cui lavori cominceranno al più presto, dopo una lunga ed estenuante trattativa fatta di bolli, autorizzazioni e rilasci da parte della Regione siciliana, che sarà a regime tra un anno". E ogni due mesi, al san Vincenzo, arriva anche un luminare, il francese Francois Regnard del centro tumori Marie Lanelong, che indossa il camice verde e insieme con i colleghi del San Vincenzo opera i casi più difficili.
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