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Gli interventi del Presidente sul quotidiano "Il Mattino"
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LUIGI CELESTRE ANGRISANI
L'articolo21 giugno 2001 | Solidarietà senza conto in banca
Le nuove frontiere per aiutare le fasce deboli
LUIGI C. ANGRISANI
I cittadini di Pagani hanno adottato 3.500 bambini africani e realizzato un pronto soccorso in India. In un mese. E’ una bella notizia. Per chi se l’è persa ricordiamo che l’iniziativa è stata promossa dall’Associazione ex consiglieri comunali di Pagani, che sono stati raccolti oltre 40 milioni di lire e riempiti due container di generi alimentari. Il tutto è stato consegnato a due organizzazioni religiose che operano nei paesi del cosiddetto terzo mondo. Ma sì, diciamolo: è una di quelle notizie che ti risollevano il morale. Ai cittadini di Pagani, e a chi ha voluto questa iniziativa va il nostro plauso sincero. Con qualche riflessione.
La voglia
La prima è che probabilmente esiste una voglia di solidarietà superiore a quella di cui ci rendiamo conto. Diamogli l’opportunità di esprimersi e lo farà. Gli italiani sono generosi. Sanno rispondere alle richieste di aiuti che gli arrivano. Avevamo paura che questa "voglia di dare" si fosse incagliata nel celebre scandalo della "missione Arcobaleno", nel timore che la propria generosità venisse resa inutile da speculazioni o inefficienze. Non è accaduto, per fortuna. "Italiani brava gente" si diceva, non senza ironia qualche decennio fa. Forse lo siamo veramente. Seconda osservazione, un po’ ruvida. Forse è vero che siamo brava gente, però c’è qualcosa che non va. Mi spiego, per non essere frainteso. Proprio negli stessi giorni le nostre pagine di cronaca raccontavano anche di episodi di razzismo violento. Sia chiaro, è ovvio che in una società c’è sia chi dona il proprio denaro per aiutare un bambino africano sia chi accoltella un ragazzo perché è "negro". Esattamente come c’è chi fa il volontario per aiutare i disabili e chi se in albergo si trova al fianco di ospiti in carrozzella protesta con la direzione e cambia alloggio. Ma è anche vero che nella società in cui viviamo la solidarietà non può avere solo il volto, ammirevole, del donare denaro. Tanti anni fa si diceva "gli italiani non sono razzisti perché non hanno il problema in casa". Ora ce l’hanno. Il cambiamento ci porterà sempre di più a chiederci solidarietà, tolleranza, attenzione. Avremo sempre più persone di altre razze, altre religioni, altre abitudini che vivranno insieme a noi. Avremo sempre più persone in stato di disagio – disabili, anziani, malati, giovani abbandonati – che avranno bisogno del nostro aiuto. La nostra società rischia di essere sempre più divisa tra chi ha e chi non ha. Deve pensarci lo Stato? Senz’altro, anche se il vento che soffia non mi sembra dei migliori. Ma noi dovremmo fare la nostra parte. E dare denaro non è l’unico modo per farla. C’è una cosa più preziosa che abbiamo a disposizione: il nostro tempo. Possiamo dedicarlo in parte anche minima, a dare una mano agli altri.
Fallo anche tu
Ci sono tante associazioni che non aspettano altro. Proprio in questi giorni, per esempio, l’Associazione San Pantaleone di Nocera Inferiore ha lanciato una campagna di adesioni. Con uno slogan semplice: "Fallo anche tu". Ecco, "fallo anche tu" potrebbe essere il messaggio che ogni associazione di volontariato lancia alla gente. Perché chiunque possa destinare parte del proprio tempo ad aiutare gli altri. Nel modo in cui crede, facendo ciò che sa fare. E scoprendo che possiamo, noi cittadini, essere protagonisti di una società in cui si vive meglio. Senza retorica, per carità. Magari per scoprire che siamo veramente "brava gente". Magari imparando ad aiutare non solo chi ci sta lontano ma anche chi ci vive affianco. E’ più difficile, lo so. Ma le battaglie difficili sono quelle che è più bello vincere.
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