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Gli interventi del Presidente sul quotidiano "Il Mattino"
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LUIGI CELESTRE ANGRISANI
L'articoloDopo la polemica più organi per i trapianti |
Le donazioni dividono le regioni
Nel Nord Asl e enti stanno incentivando le campagne informative
LUIGI CELESTRE ANGRISANI
In certi casi è difficile anche dire grazie. Sembra di essere inopportuni, invadenti, di mancare di rispetto al dolore. Eppure dire grazie, proprio in certi casi, è importante. La notizia l’avete letta nei giorni scorsi. Una ragazza di appena vent’anni a bordo di una BMW resta coinvolta in un incidente.
Il guidatore perde il controllo dell’auto e va a sbattere contro il guard rail.
La ragazza è la sola tra le persone a bordo ad uscire dall’incidente in condizioni gravissime. Viene portata in ospedale, prima a Pozzuoli e poi al secondo policlinico di Napoli. Dopo sette giorni si perde ogni speranza.
Di fronte alla morte della figlia i familiari decidono di donare gli organi. Lo fanno "perché oltre il dolore ci sia una scelta di civiltà".
Oltre il dolore
Oltre il dolore. Un dolore che è difficile anche solo immaginare, e che però non si è trasformato in chiusura, in isolamento, in abbandono. Si è trasformato in civiltà.
Si è trasformato in vita per sei persone che erano in lista di attesa perché bisognose di un trapianto.
Sei persone che devono ringraziare il coraggio, la forza, l’intelligenza dei familiari di quella ragazza.
Che forse vorrebbero essere lasciati in pace, che forse non gradiscono un grazie pubblico dalle colonne di un giornale.
Ma quella dei trapianti è una battaglia che si vince innanzitutto "facendo sapere". Già, facendo sapere. Dopo che Adriano Celentano, più o meno involontariamente, ha acceso i riflettori televisivi sul problema dei trapianti, nel nostro paese c’è stato un vero boom di donazioni.
Può non piacere che la vita di tante persone venga salvata grazie ad uno spettacolo della televisione, per un discorso fatto male tra una canzone e un balletto.
Ma è così, e ben venga la televisione se questi sono i risultati.
Ma c’è un problema: sembra che il boom delle donazioni abbia accresciuto le differenze tra regioni con molti donatori e regioni con pochi donatori.
La nostra si sa, è tra quelle che ne hanno meno. C’è una dottoressa, ne ha parlato anche il nostro giornale, che sull’onda dell’interesse suscitato dal programma di Celentano sta conducendo una propria campagna di sensibilizzazione, con articoli sui giornali, conferenze, videocassette.
E con risultati eccellenti.
L’altra Italia
Si chiama Laura Favilli, è di Reggio Emilia, ovvero, come è stato scritto, "un’altra Italia rispetto a Campania, Calabria e Sicilia". Questa dottoressa per far capire la realtà del problema ha raccontato a tutti, anche sui giornali la storia della signora Lucia, i cui parenti avevano dato il consenso alla donazione degli organi.
Perché le storie di chi ha saputo fare questa scelta aiutano a comprendere davvero cosa significa salvare delle vite con un "si". Ecco perché mi permetto di ringraziare pubblicamente i genitori di quella ragazza. E mi permetto di invitarli (se vogliono, se il loro dolore glielo consente) a raccontare la loro storia.
Può darsi che il loro racconto consenta di salvare altre vite.
Può darsi anche che aiuti le istituzioni ad uscire dal silenzio, a organizzare una campagna di informazione, a creare veramente elenchi di donatori in un modo meno bislacco di quello usato con la cartolina incomprensibile inviata insieme ai certificati elettorali.
Può darsi che aiuti la nostra regione a non essere più, sul fronte della donazione degli organi "un’altra Italia".
Non so se lo faranno.
Hanno tutto il diritto di non farlo. Comunque, noi tutti, abbiamo il dovere di ringraziarli.
Per aver trasformato il dolore in civiltà, la morte in vita. Grazie
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