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Gli interventi del Presidente sul quotidiano "Il Mattino"
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LUIGI CELESTRE ANGRISANI
L'articolo25 maggio 2001 |
Dopo le urne decollo o crollo
L’OPINIONE
LUIGI CELESTRE ANGRISANI
Si è chiuso il sipario, e ora? Gli elettori hanno scelto i parlamentari che rappresenteranno l’agro nocerino sarnese a Roma. Tutti, tranne uno di DE, della Casa delle Libertà. E adesso, che succede? Bé, le cose sono un po’ diverse se guardate con gli occhi dei vinti o dei vincitori. Partiamo dai vincitori. Durante la campagna elettorale hanno preso impegni, fatto promesse, descritto programmi. Evidentemente si sono guadagnati la fiducia degli elettori. Bravi. Ma il difficile per loro viene adesso. Ed è difficile davvero, più del solito. Per due ragioni. La prima è che l’agro nei prossimi anni o decolla o crolla. Ci sono grandi opportunità, come quella che abbiamo sottolineato tante volte dell’agricoltura di qualità, che vanno colte subito altrimenti sarà troppo tardi. Ci sono problemi, come quello della tutela del territorio, arrivati a livelli di insopportabilità. Ci sono tensioni, come quella dovuta ai trasporti, che stanno per esplodere. Eccetera e eccetera. Insomma, non ci si può distrarre. La seconda ragione di difficoltà "e di impegno" è tutta politica. Sono tra coloro che dormono peggio all’idea della Lega Nord al governo. I parlamentari dell’agro si ricordino sempre che sono stati eletti da cittadini del Sud, il loro dovere è anche quello di vigilare e operare perché il loro alleato "mangiameridionali" resti a digiuno. E’ una bella responsabilità ma devono prendersela tutta.
Rischio depressione
Cambiamo ottica: i vinti. L’Ulivo, comunque vadano i ballottaggi, ha preso una bella botta. La Campania doveva essere la sua roccaforte, nell’agro doveva mietere a man bassa e invece è andata come sappiamo. Ora c’è il rischio depressione. E di fronte alla depressione da insuccesso gli psicologi, come i vecchi saggi dell’osteria, consigliano il "chiodo schiaccia chiodo", ovvero datti subito un altro obiettivo. In politica non è così. L’Ulivo dovrebbe avere la capacità di azzerare tutto per ripartire in modo diverso. Non faccia l’errore di cercare soluzioni pasticciate per l’immediato. E’ stato litigioso al suo interno, ha concentrato tutto al vertice senza riuscire ad ascoltare la base. Su queste pagine un sindaco di sinistra ha detto: "Sia chiaro, tutte le candidature sono state sbagliate, figlie di una logica della conservazione". Un po’ troppo drastico, forse, ma i risultati parlano chiaro: a livello nazionale per soli 400 mila voti di differenza ha perso 49 senatori e 116 deputati, lasciando perdere le mancate alleanze o desistenze.
Ulivo a due gambe
Per l’Ulivo l’unico dato positivo che può scaturire dalla sconfitta è quello di una rigenerazione, come l’ha chiamata qualcuno. Se fossimo in America si dovrebbe buttar giù il palazzo per rifarlo completamente, ma siamo in Italia, il paese delle ristrutturazioni. E allora che si ristrutturi. Però profondamente. Innanzitutto ogni forza dell’Ulivo capisca cosa vuole essere. Riguarda tutti: la Margherita (che è pur sempre un insieme di diverse componenti) i verdi, i socialisti e i comunisti italiani (tre partiti che si sono visti ridimensionare in maniera imbarazzante), gli stessi DS ai quali il minimo storico toglie il sonno. Senza contare Rifondazione e l’Italia dei Valori, che qualche chiarezza in più con se stessi dovranno pur farla. Certo, la prospettiva è un Ulivo a due gambe: una di centro e una socialdemocratica. Ma bisogna arrivarci - come ha sollecitato Giuliano Amato - partendo dal basso. Perché a partire dal vertice abbiamo visto che ci si fa male. Anche nell’agro.
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