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Gli articoli sull'handicap e la solidarietà

 

L'articolo

Se agosto ha i capelli bianchi  

Se agosto ha i capelli bianchi

Troppi anziani soli e i servizi sono ancora pochi
L'assistenza funziona, ma è soltanto una goccia nell'oceano della disperazione dell'estate

GIULIO DI LUZIO


Il telefono squilla frequentemente, fino a sette, otto volte al giorno. Dall'altro capo ci sono anziani che chiedono assistenza e compagnia. Anziani che dicono: "Sono rimasta sola, ho ottanta anni e con questo caldo non posso uscire. Potete portarmi il pane e il latte?". Una richiesta di aiuto, tra le tante in questi giorni d'estate, che si può ascoltare al Centro polivalente per anziani di via Dante, gestito dalla cooperativa Gea, o al telefono dell'Auser, l'organizzazione della Cgil che si occupa di terza età. Sullo sfondo c'è una città che si svuota, che si libera dei problemi del traffico e dei parcheggi, del lavoro d'ufficio e dei rapporti coi colleghi, ma non riesce a dare risposte adeguate a chi vi resta, soprattutto a quel popolo silenzioso e anonimo, per certi versi rimosso dalla coscienza collettiva soprattutto in estate, che tra luglio e agosto fa un passo avanti e, in punta di piedi, chiede qualche servizio in più, qualche attenzione in più. Lo fa con discrezione, sembra senza la consapevolezza di essere titolare a pieno titolo di diritti e opportunità. Lo fa a bassa voce, stretto nel panico che si apre come una voragine intorno a sé, tra il tamtam dei media che annunciano le imminenti partenze e la reale solitudine in cui precipiterà quando figli e familiari più vicini lasceranno la città per questa o quella località turistica. Abbiamo provato a raccontare questo mondo, a ricostruire i percorsi degli anziani baresi in estate, più soli e con meno servizi, tra chi fa accoglienza, spesso con problemi di coordinamento, locali tristi ove giocare a carte e una diffusa pratica del faidate.
Nei pressi della Chiesa russa ne troviamo alcuni intruppati intorno a minuscoli tavolini, tutti uomini, giocano a carte in piccoli gruppi, altri guardano senza grande interesse. Vengono dal quartiere San PasqualeCarrassi, molti di loro vi giungono con proprie sedie e tavoli improvvisati, resteranno lì per ore, soli e senza alcuna assistenza, impotenti di fronte a eventuali emergenze. Stazionano nel giardino esterno della chiesa russa, visto che quello interno non è agibile: "Abbiamo chiesto al presidente della circoscrizione Carrassi denuncia Tonino Polieri dello SpiCgil l'istituzione di un centro polivalente per anziani dentro i locali della Chiesa russa, ma finora abbiamo ricevuto solo promesse". Hanno mediamente 70 anni, si incontrano dalle 9 alle 12 durante la mattinata e dalle 16 alle 20 nel pomeriggio, molti denunciano la precarietà degli spazi e delle strutture utilizzati, praticamente solo un gazebo, nonché problemi di sicurezza. C'è molta rassegnazione e qualcuno si sposta nei giardini del parco 2 giugno alla ricerca di un po' di fresco.
Nella sede dell'Auser ci viene illustrato il progetto "Filo d'argento", fatto di piccola assistenza, compagnia telefonica e domiciliare, tre punti d'ascolto (due a Palese e uno in città), formazione di volontari per la terza età: "D'estate aumentano le richieste d'aiuto spiega Anna Maria Semitaio spesso sono i figli che vanno in vacanza a chiedere assistenza per i propri genitori, per accompagnarli dai medici, il ritiro della pensione, la spesa quotidiana. Per ogni anziano in estate si crea una situazione nuova, un'emergenza alimentata dalle partenze per l'estate, a cui non riusciamo a dare risposte sufficienti, sia perché ci mancano spazi per le attività estive, sia per l'atteggiamento di completa chiusura dell'ente locale. Inseguo da tempo l'assessore Melchiorre per confrontarci e collaborare al progetto del comune, ma la sua segretaria mi rimanda sempre ad altra data. Secondo il sindaco di Bari il progetto gestito dalla cooperativa Gea è esaustivo e non serve altro. Non c ‘è alcun confronto con le parti sociali, ma solo iniziative già preconfezionate". La denuncia è chiara e circostanziata, tanto più che un'integrazione degli interventi in estate renderebbe meno precaria l'assistenza, ancorandola ad una programmazione degna di questo nome. Ne sono convinti finanche gli operatori della Cooperativa Gea, che gestisce il centro aperto polivalente, grazie ad una convenzione col comune di Bari, e porta avanti il progetto "Serenitanziani", un pacchetto di iniziative di servizio attivo tra luglio e settembre, che va dall'assistenza domiciliare per anziani affetti dal morbo di Alzheimer, al telefono amico, alla consulenza sanitaria, ad iniziative di animazione. "Non è una risposta esauriente, è una goccia nel deserto dicono gli operatori ogni giorno riceviamo richiesta di iscrizione da parte di sette, otto anziani e cerchiamo di dare a tutti una risposta. Spesso sono i figli ad accompagnare gli anziani al centro e noi li distogliamo da qualsiasi idea di istituzionalizzarli, cioè di portarli nelle case di riposo, naturalmente a condizione che siano autosufficienti". Un dato è certo: l'inadeguatezza e l'insufficienza dei servizi realizzati va di pari passo con l'assenza di una rete di solidarietà diffusa sul territorio della città, e le difficoltà di coordinamento tra istituzione locale e volontariato ne sono una prova. Basta girare tra i quartieri periferici per toccare con mano l'assenza di interventi in materia di terza età nella stagione estiva. Circoli privati privi di ogni norma igienica la fanno da padroni per esempio al San Paolo o a Japigia o Enziteto. Qui rappresentano, insieme ai bar, gli unici spazi frequentati dagli anziani in un clima di solitudine che si respira nell'aria in questi giorni d'estate. Né un piano di politiche sociali, degno di una città che aspira alla dimensione di metropoli europea, può rifugiarsi in interventi stagionali dal fiato corto.
I finanziamenti non dovrebbero mancare, visto che l'assessore comunale ai Diritti Civili e Sociali, Filippo Melchiorre, confermava qualche tempo fa su queste pagine l'assegnazione di una disponibilità di spesa, in favore del bilancio del suo assessorato, pari a tre miliardi in più per quest'anno rispetto al 2000. Il quadro si colora di tinte ancor più fosche se consideriamo che le poche associazioni di volontariato, impegnate sui temi della terza età, vivono in estate una fase critica per la minore disponibilità di risorse umane e questo non fa che ridurre la fruizione di servizi da parte degli anziani baresi. Ritorniamo al centro e facciamo un salto nella città vecchia. Qui il gruppo parrocchiale della Cattedrale rappresenta una storica esperienza di assistenza, soprattutto per gli anziani senza fissa dimora e con gravi problemi di sussistenza. La maggioranza però orbita nell'area dei giardini che costeggiano il porticciolo. Con la consolidata pratica del faidate ciascun anziano porta con sé qualche sedia o utilizza le panchine esistenti per la consueta partitella a carte all'ombra degli alberi. Tutto avviene disinvoltamente, nella più completa assenza di servizi o assistenza, se si fa eccezione per le attività rivolte agli anziani dal centro sociale della circoscrizione San NicolaMurat in largo Annunziata. A Bari Vecchia trovi pure anziani che da anni vivono nei quartieri periferici, trapiantati lì negli anni ‘60, ma che quotidianamente fanno ritorno nel borgo antico per incontrare vecchi amici e vivere le relazioni dei vicoli e delle piazzette.

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