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L'articoloDisabile, le barriere gli vietano una vita sociale | 7 giugno 2001
TREVI NEL LAZIO
Disabile, le barriere gli vietano una vita sociale
Il ragazzo, a causa degli ostacoli architettonici, non può accedere in nessun edificio pubblico
di ANTONIO MARIOZZI
Continua a essere "prigioniero" nel suo paese. Da solo, infatti, non può entrare nel cimitero per andare a pregare sulla tomba dei suoi cari né in municipio. E tante altre strutture pubbliche di Trevi nel Lazio gli sono "negate" per le troppe barriere architettoniche. La domenica, ad esempio, per recarsi nella chiesa di Santa Maria Assunta devono prenderlo e sollevarlo, consentendogli di superare quel gradino che resiste ai desideri suoi e dei genitori. I quali, da tempo, chiedono che l'"ostacolo" sia eliminato (l'intervento richiederebbe una spesa irrisoria) per permettere al figlio di accedere in modo autonomo almeno nel luogo di culto. Così la vita di Daniele Gentili, 22 anni tra un mese e oltre due metri d'altezza, segnata da una caduta che lo ha reso paraplegico obbligandolo su una sedia a rotelle, va avanti tra mille insormontabili difficoltà. Limitata dal grave handicap e ostacolata dalle barriere architettoniche, che nel piccolo centro all'estremo nord della Ciociaria non gli consentono un'esistenza agevole. Il paese, insomma, per il giovane disabile rimane quasi "proibito". Lui ogni giorno esce di casa (nella sua abitazione è stata realizzata una passerella con finanziamenti regionali) con una sedia a rotelle dotata di batteria, ma quando raggiunge qualche struttura pubblica si scontra con una dura realtà. E per Daniele rimane "off-limits" anche la biblioteca, oltre a bar e sale da gioco, ufficio postale, il castello e altri esercizi commerciali. Ora il papà, Alfredo, 53 anni, muratore, che da mesi si batte invano per far eliminare le numerose barriere architettoniche e che per questo ha scritto anche all'ex ministro per la Solidarietà sociale Livia Turco ("Il sindaco da me sensibilizzato - aveva risposto a gennaio l'ex titolare del dicastero - ha comunicato di aver inserito nei propri programmi operativi progetti per l'abbattimento delle barriere architettoniche, con riferimento alle scuole e a chiese ed edifici del centro storico"), ha annunciato iniziative giudiziarie con l'obiettivo di risolvere il problema. "Da tempo - tuona Alfredo Gentili - abbiamo chiesto di intervenire nelle strutture più soggette a frequenza da parte di mio figlio per consentirgli di soddisfare le più elementari esigenze religiose, sociali, amministrative e umane. Ma finora - conclude - non è stato fatto nulla, neanche il più semplice lavoro, mentre si utilizzano finanziamenti regionali o della Comunità montana per opere prive di utilità e di necessità".
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