Ridare dignità ai medici"
"Rivoluzionerò la Sanità"
Sirchia: nessun taglio, però basta sprechi
ROMA — Parla il ministro della Sanità Girolamo Sirchia. "Non permetterò nessun taglio alle spese sanitarie - promette - ma cancellerò gli sprechi". Fa un esempio per tutti: "Non è possibile, per una cataratta, ricoverare una persona due giorni in ospedale. Basta una giornata". Esperto di trapianti, il professore, muove critiche anche sul numero dei centri in Italia. "Ci sono troppe repliche in città come Roma e Milano. Molti istituti costano tanto e lavorano poco". In primo piano gli anziani. Assicura la cancellazione della irreversibilità della scelta del medico. Negli ospedali vuole anche il cinema, il supermercato e l’asilo.
"Va rivista la cultura della salute: non ci sono solo emergenze, bisogna occuparsi della Terza età"
"Sanità, basta sprechi: investirò sugli anziani"
di CARLA MASSI
ROMA - E’ un milanese doc Girolamo Sirchia neo ministro della Sanità. Ma, di quella città, non ha la frenesia del manager, la supponenza del nordico efficiente e neppure la diffidenza per Roma. Anzi, vivere qui quattro o cinque giorni a settimana, gli sembra uno dei lati più piacevoli del suo nuovo incarico. Dice: "Basta girare e guardare i Fori per capire il senso della Storia". E’ pacato il professore, parla lentamente e fa capire che il progetto della nuova Sanità lo ha già tutto in testa. E’ nato, tassello dopo tassello, lungo i 40 anni che ha trascorso in ospedale. Si rende conto che da lui, medici e pazienti, aspettano tanto. I suoi colleghi lo vedono come il "vendicatore" che rivoluzionerà la riforma di Rosy Bindi, i malati confidano nella realizzazione di tante promesse.
Ministro, lei ha assicurato che tagli alla spesa sanitaria non ci saranno. Ha, però, parlato di azzeramento degli sprechi. Quali?
"Uno per tutti: ci sono ospedali in cui, per operare una cataratta, tengono il paziente ricoverato due giorni. Quando, in una giornata, si può fare tutto. Quel denaro speso per la degenza può essere destinato ad altri servizi".
Si è riferito agli sprechi anche quando le hanno presentato il rapporto sull’obesità e si è scoperto che lo Stato spende 21 mila miliardi l’anno per fronteggiare le malattie dovute all’eccesso di peso. A che cosa si riferiva?
"Una cifra esattamente doppia a quella sborsata dallo Stato la spendono i cittadini di tasca propria. Questo perché sempre più gente mangia male, fuma tanto e poi, quando si trova in difficoltà, vuole le pillole. Ecco le aree di spreco. Dobbiamo intervenire con campagne di informazione e prevenzione se si vuole davvero risparmiare"
Ha nominato la parola "sprechi" anche riferendosi ad un settore che conosce bene, quello dei trapianti. Ha critiche da fare?
"Mi sembra che in alcune città, Milano come Roma, ci siano delle inutili "repliche". Mi rendo conto che un servizio per i trapianti dà prestigio agli ospedali ma non si può tenere aperto un reparto se non lavora a pieno regime. I costi sono troppo alti. E poi, sono convinto di un’altra cosa: la qualità di un centro è proporzionale al volume di lavoro che lì viene svolto".
Quindi pensa a ridimensionamenti in corsia?
"Io penso che tutta la filosofia della sanità vada rivista. Credo debba nascere un’altra cultura. Fino ad oggi si è pensato solo al malato acuto, all’emergenza. Come se tutti gli ospedali italiani fossero degli immensi pronto soccorso. Il mondo di domani, invece, è quello degli anziani. Dei malati cronici che hanno bisogno di essere seguiti anche a casa".
Vuol dire intervenire sui reparti per portare le risorse fuori dell’ospedale?
"Dobbiamo rivedere i servizi per la terza età. Queste persone non hanno bisogno solo del medico ma di chi fa la spesa, chi pulisce casa, chi va a pagare le bollette"
Lei a Milano, come assessore ai servizi sociali, ha sperimentato la figura del "custode sociale" per i nonni. Fa pensare ad un angelo...
"Quasi. I custodi, nelle periferie milanesi, costituiscono un punto di riferimento per gli anziani. Molti sono soli e non autonomi. I custodi dovrebbero pensare a loro. L’idea è esportabile in tutta Italia"
Ma, come a Milano, con l’intervento del privato visto che lo Stato purtroppo non se lo può permettere
"Questa è una delle esperienze in cui il privato, magari anche un’azienda di bibite, sponsorizza l’iniziativa e ne ha un ritorno d’immagine"
Quindi lei sostiene l’impegno del privato nella sanità pubblica. Prima ha parlato di campagne di prevenzione, anche quelle potrebbero essere sponsorizzate?
"Può tornare utile anche all’azienda accoppiare il suo nome ad una campagna che insegni alla gente, magari nelle scuole, come si deve mangiare. Oppure che metta in guardia dai pericoli della droga e del fumo".
Lei ha citato il fumo. Il suo predecessore, Veronesi, ha lasciato l’incarico con l’amarezza che la legge sul fumo non era riuscita neppure ad arrivare in aula alla Camera. Lei, invece, si mostra meno intransigente con i fumatori. Perché?
"La repressione non ha mai portato buoni frutti. Sono rispettoso della libertà individuale, credo sia inutile violentare quelli che hanno già un pensiero costituito. Vanno convinti a smettere"
Magari con la "pubblicità" negli ospedali?
"Io non credo tanto alla pubblicità in ospedale. Piuttosto penso che le aziende che vogliono investire in corsia potrebbero aiutare per migliorare la vivibilità in quei posti. Ci vedo un cinema, un supermercato, l’asilo nido. Ci diano una mano per questo. So che è possibile".
Sta parlando il Girolamo Sirchia professore, vero?
"Parla il medico in prestito alla politica. Non difendo ideologie. Non posso dimenticare il mio lavoro"
Ora sta sempre a Roma?
"Sono in aspettativa ma, il lunedì, vado sempre in ospedale dai miei colleghi"
Crede abbiano bisogno di lei?
"In verità, sono io che ho bisogno di tenere un legame con loro..."
E le vacanze?
"Quasi nulla, mi basta una settimana alle Eolie. A Ferragosto resto sicuramente a Milano, divento nonno per la prima volta. Mica posso lasciare sola mia figlia..."
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