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L'articolo

Enzo eEdda  

Enzo e Edda

vivevano accanto

a una madonnina

La SanVincenzo

trova loro un tetto

Sette mesi da clochard
a caccia di cibo e cartoni
Due anziani coniugi salvati alla stazione Ostiense

di LUCA LIPPERA

Una bella Madonnina. Enzo e Edda non avevano altro. La casa non c’era più e neppure la forza per cercarne un’altra. È anche così che si diventa barboni. Lui, settant’anni, invalido, è un ex giardiniere. Lei, la sua compagna, faceva la casalinga. Faceva — appunto — fino a quando ha avuto un tetto, in un locale occupato ai ponti del Laurentino. Perso anche quello, non è rimasta che la strada. Anzi, i portici della Stazione Ostiense e una baracchetta lungo il binario 1, oltre le pensiline, dove Enzo e Edda avevano scoperto una nicchia con una statuina della Madonna. Se ne sono occupati ogni giorno per giorni e giorni, la lucidavano, la coccolavano e forse tanta attenzione li faceva sentire come se avessero avuto davvero una casa tutta loro.
Enzo e Edda, due dei tanti "disgraziati" della città, hanno vissuto così per sette mesi. Di giorno a caccia di qualcosa da mangiare, di notte a "combattere" coi pezzi di cartone per farsi un letto all’ingresso della stazione ferroviaria. Non ci sono state soltanto le prime notti dell’estate calde e piene di stelle. Ma anche quelle, fredde e dure, nei mesi più duri dell’inverno. Marito e moglie, fino all’anno scorso, vivevano in uno scantinato di via Ignazio Silone. Sono stati cacciati da altri poveri come loro. Guerre silenziose e spietate che si scatenano in un mondo che gli altri, i "normali", non possono neppure immaginare.
I due anziani, come ha rivelato ieri l’Ansa, sono stati trovati da alcuni volontari della San Vincenzo de’ Paoli. La società, con la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, si occupa dell’assistenza ai barboni in diverse parti della città. "Il caso di Enzo e Edda — dice ora Fabio Di Stefano, responsabile della San Vincenzo per i senza-dimora — sono la punta di un iceberg, l’esempio di un disagio che è sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno sembra accorgersi".
Enzo e la sua compagna non hanno figli né parenti che possano aiutarli. Tanto tempo fa hanno presentato la loro bella domandina per farsi assegnare una casa popolare dal Comune. Ma la domanda chissà dov’è finita. Così, perduto l’unico tetto, si è aperto il precipizio: la vita da barboni. "L’assistenza che facciamo durante la notte — aggiunge Di Stefano — ci "regala" immagini sconvolgenti. Ci sono persone letteralmente private della dignità umana. E per due che ne troviamo ce ne sono altre decine. Al Comune chiediamo di istituire un commissario dei senza-dimora, come quello creato a New York".
Per Enzo e Edda è stato chiesto "un intervento straordinario al sindaco Veltroni". I due senza tetto sono stati sistemati provvisoriamente in una casa della San Vincenzo per ragazze-madri. L’appello è stato raccolto da Raffaela Milano, assessore alle Politiche Sociali. "È evidente — dice la Milano — che dobbiamo individuare per loro forme di assistenza che garantiscano al contempo tutela ed autonomia. L'intervento straordinario richiesto al sindaco sarà celere perchè una città che voglia dirsi civile deve porsi l'obiettivo, difficile ma possibile, di offrire aiuto e sostegno a tutti coloro che restano soli".
"Concordo con la San Vincenzo De Paoli — continua l’assessore — sul fatto che Roma, come altre grandi metropoli, presenta molte situazioni di disagio estremo, e che le nuove povertà rappresentano un allarme sociale che deve essere affrontato prima di tutto". La Milano ha aggiunto che "il Comune da anni sta aumentando non solo le sue strutture di accoglienza, ma anche gli strumenti per offrire sostegno e supporto a chi si trova in stato di emarginazione sociale o difficoltà economiche. Non vi è dubbio che si debba continuare a fare di più, e per questo l'impegno della giunta fissa al primo posto il settore dei servizi alla persona e dei servizi sociali". Si calcola che a Roma almeno seimila persone facciano parte dell’esercito dei senza-tetto.

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