7 giugno 2001
DIBATTITO
Le mille lire "allungate" al povero? Non possono diventare un alibi per evitare il problema delle varie forme di disagio
L'elemosina? Una risposta a metà
Documento della Caritas di Bolzano: diamo soluzioni vere ai bisogni dei più deboli
"Non si tratta di svicolare, ma di aiutare davvero"
Francesco Comina
Bolzano. Sono anni che nella diocesi di Bolzano-Bressanone il tema delle elemosine "di passaggio" è al centro della riflessione. In un incontro della Caritas decanale, tenutosi alcuni mesi fa a Merano, la discussione si era animata intorno ad alcuni quesiti che ponevano problemi di coscienza ai fedeli: come negare al povero che chiede aiuto un contributo minimo di solidarietà? Come risolvere il dissidio fra offerta in denaro e carità vera, concreta, organizzata, che cerca di andare al di là del semplice obolo donato al questuante di turno? E non è per caso che dietro all'atto generoso dei fedeli si alimenti, inconsapevolmente, lo sfruttamento di queste persone? Insomma: quale servizio si fa all'emarginato nel dare mille lire al giorno, se poi non si creano le condizioni affinché esca dalla sua condizione oppressiva e ridisegni un futuro alla sua vita?
Perché il problema vero - si era detto in quell'incontro - non è togliere di torno il povero dai portoni delle chiese, ma fare in modo che chi ha davvero bisogno venga inserito in un progetto intelligente di recupero della persona e di inserimento sociale chiamando in causa tutte le agenzie caritative e i soggetti pubblici che lavorano sul territorio per eliminare ingiustizie e squilibri sociali.
Il dibattito ora è sbocciato in un documento elaborato dalla Commissione Caritas initolato "Oltre l'elemosina". "Diversi - si legge in questo testo - sono i servizi offerti dalle parrocchie e molte sono le associazioni che si impegnano per i più deboli andando a integrare la rete dei servizi pubblici presenti sul territorio a favore dei cittadini. Alcune risposte ai bisogni che le persone ci evidenziano sono dunque già disponibili sul territorio: si tratta da un lato di conoscerle più a fondo e nella loro completezza e dall'altro di saperle indicare alle persone interessate". "È necessario - prosegue il documento della Caritas altoatesina - individuare forme di coordinamento, come pure assumere dei criteri comuni da adottare nelle varie realtà. È auspicabile che la formazione di base delle persone che operano in nome delle parrocchie e delle associazioni sia curata dalla Caritas diocesana in collaborazione con l'Istituto di scienze religiose".
L'estensore del documento, l'ex parroco di Santo Spirito e decano di Merano, don Paolo Michelini, ci tiene a spiegare che tale iniziativa non intende assolutamente scaricare il peso della solidarietà dalle parrocchie alla Caritas: "Il bene - spiega - è anche un fatto organizzativo, che va reinventato e adattato alla realtà che cambia. Oggi le diocesi devono riorganizzarsi in piccole unità pastorali per assumersi le responsabilità interne ai disagi sociali presenti sul territorio e raccordarsi in un progetto di intervento immediato facendo anche riferimento alle realtà organizzate dal Comune o dalla Provincia".
Il nuovo parroco di Oltrisarco, un grosso quartiere di Bolzano, distingue invece fra semplice carità e solidarietà. "Capisco - afferma - che ci possano essere delle persone che si trovano in situazioni di fragilità morale e personale, ma noi dobbiamo aiutarle a riconquistare l'autostima, sostenerne la tensione al miglioramento. Se ci limitiamo ad allungare le mille lire disincentiviamo il desiderio di cambiamento: se con l'accattonaggio si ottengono un bel po' di soldi, perché cercare un lavoro? E questo è ancor più grave se consideriamo che il nostro contesto sociale ha tutte le possibilità per aiutare le persone a superare le difficoltà".
Il direttore della Caritas diocesana, Mauro Randi, intende sviluppare il dibattito intorno all'argomento e verificare l'adesione delle parrocchie al documento, il cui titolo "Oltre l'elemosina" è stato scelto come tema portante per la giornata della Carità prevista per novembre.
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